D'Alema, il presidente del Copasir: "Non è stato un blitz ma una battaglia di un'ora e mezza"
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Non accusa nessuno, né chiede vendetta. La famiglia di Franco Lamolinara, l'ingegnere ucciso in Nigeria, è compatta. Durante la conferenza stampa tenutasi dopo i funerali che ha visto la partecipazione di duemila persone, il fratello dell'ingegnere ucciso ha detto: "Vogliamo capire perché gli è stato fatto questo e se qualcuno ha sbagliato". "Ci aspettavamo che Franco tornasse a casa con le sue gambe - ha aggiunto la sorella della vittima -. Non spetta a noi giudicare, saranno le istituzioni a chiarire come sono andate le cose, ma vorremmo sapere qualcosa in più".
Non c'è stata, secondo la famiglia di Lamolinara, un'azione inefficace da parte della Farnesina, né una mancanza di informazioni nei loro confronti. "Tutte le autorità, dalla Farnesina, dal sindaco di Gattinara al prefetto - ha sottolineato Bruno Lamolinara -, fino agli autisti che ci hanno accompagnati a Roma, tutti sono stati meravigliosi". "Non chiediamo vendetta - ha proseguito - ma vorremmo capire perché le cose sono andate così. E se qualcuno ha sbagliato, che lo dica. Non deve scusarsi, ma almeno dire che ha sbagliato".
Copasir: "Inglesi forniscano altri dettagli"
Sulla vicenda dell'uccisione in Nigeria dell'ingegnere Franco Lamolinara, il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza), presieduto da Massimo D'Alema, sottolinea la necessità di avere da parte del governo inglese più dettagli sul fallimentare blitz. Il Comitato, si legge in una nota, verificherà le attività degli 007 italiani in Nigeria e i rapporti con i servizi segreti dei Paesi alleati "per rendere maggiormente efficiente il sistema informativo italiano". "Non è stato un blitz ma una battaglia di un'ora e mezza" attacca D'Alema.